Mi sto riappacificando. Con i miei luoghi e con la mia gente perché ho bisogno di appartenenza.
E’ un lavoro dell’anima per riappropriarmi delle mie origini, perdute per lungo tempo.
Il mio paese, povero, inconsapevolmente bellissimo, e la mia gente, vera e sincera.
Con i suoi pregi e i suoi difetti.
Sono stata a lungo vagabonda, fin troppo. Sempre alla ricerca di qualche cosa che non ho trovato. Ho imparato lungo la strada che opporsi richiede uno sforzo troppo grande, energie dissipate nel nulla. Sto imparando che rifiutare non produce granché, piuttosto sofferenza. Mettere in ordine ogni tassello del passato, aprire un cassetto e riporlo con cura. Riaprirlo e trasformarlo in un momento diverso. Positivo. E’ questo quello che devo fare.
Oggi ho bisogno di sentirmi a casa, ho bisogno di calore e di affetto.
Di gente autentica, limpida, dalla quale non dovermi difendere. Sento bisogno di appartenere a un luogo e a delle persone.
Oggi guardo al mio paese da un’angolazione diversa, sorrido. Avrei potuto vivere altrove.
Ci ho provato, non mi ha convinto. Sono tornata, eccomi di nuovo qui.
Con una nuova prospettiva, una nuova partenza,
perché anche la mia vita nel frattempo è cambiata e ho macinato esperienze, buone e cattive.
Oggi sono campagna di vita e mamma, per sempre. Con tutto ciò che comporta.
Le scelte, quelle che più riguardano intimamente me stessa, hanno una scala diversa rispetto al passato.
Non posso prescindere dalla mia famiglia.
E questa famiglia deve avere un luogo, un luogo privilegiato per continuarne la sua costruzione.
Abbiamo deciso di vivere in montagna. Con difficoltà e svantaggi oggettivi,
nella consapevolezza che, in ogni caso e comunque sia, qui intendiamo crescere nostro figlio.
Oggi abbiamo passato una giornata favolosa. In un luogo autentico, dove i contenuti sono buoni.
Dove la fiducia e la responsabilità sono valori, dove esistono anche invidie e gelosie che fanno parte dell’animo umano.
Dove puoi lasciare la porta di casa aperta. Nessuno entra per farti del male.
C’erano tanti bambini che urlavano, scherzavano, si rincorrevano.
Oggi abbiamo festeggiato La Gnaga, il carnevale di Fornesighe.
Fornesighe è uno dei luoghi più belli del mio paese.
In alto, al sole, custode della tradizione e della storia dei nostri nonni,
che vengono costantemente raccontate dalle costruzioni di sassi, dai tabiai (fienili), dai lastricati che si inerpicano tra i vecchi rustici.
Tutto ha il sapore del passato, di un rito ancestrale. La Gnaga rappresenta una donna con un bambino nella gerla che cammina in paese assieme ad un corteo pittoresco. Di maschere che raffigurano un matrimonio: è la fine dell’inverno, è tempo di dare il benvenuto alla primavera.
Di riappacificare gli animi, di cancellare le tensioni sociali. E’ tempo di nuovi sodalizi.
Alla Gnaga ho incontrato tanta gente che conosco. Ho parlato con molti, riso, scherzato. A tratti ho ritrovato quelle origini che ancora mi sfuggono. Sono stata bene. Ho percepito affetto, catturato sorrisi e sguardi, parole buone.
C’erano le frittelle tipiche e il gelato artigianale di Zoldo (che magnifica palette di colori!) e il profumo del burro e del formaggio che stavano producendo nella vecchia latteria del paese.
Non sono mancate le maschere di legno. Gli scultori di Zoldo, della Val di Fassa, di Lecco e altre parti d’Italia, intenti a dare forma al legno per la mostra di volti ignei. Della nostra valle c’erano Tiziano Costantin e Pompeo De Pellegrin.
Siamo andati a bere un caffè nell’unico bar che c’è, dove il tempo si è fermato. Niente è cambiato dagli anni Sessanta.
Adoro l’orologio alla parete, il colore rosso del muro che risalta il mobilio a specchi. Non lo cambierei per nulla al mondo!
Pier e io ci sognamo su. Parole evanescenti che ci fanno pensare a un ristorantino speciale dove bere buon vino e mangiare cibo delicato, in bilico fra tradizione e nouvelle cucine. Dove l’ospitalità crea emozioni, sentimenti, calore e vicinanza. Sogni.
A Fornesighe si può dormire. Immersi nella tradizione, salendo le scale di pietre – vicino ai vecchi rustici – e infilandosi in un cortile fatto di case vecchie ristrutturate. I portoncini di legno massiccio, aprirne uno e trovarsi nel B&B Dormì e Disnà. Qui ti alzi il mattino, guardi dalla finestra e tocchi il cielo con un dito.
Qui ti riscaldi con la stufa a legna in un’atmosfera magica. Quella delle Dolomiti.
Per mangiare nel segno della tradizione c’è L’Insonnia.
Un posto altrettanto speciale, dove una famiglia di sette fratelli propone la cucina più tipica della valle.
Polenta, fagioli, pastin, formaggio fuso: un pasto da boscaioli, gustoso, robusto e calorico. Niente è anonimo o asettico, qui.
Avete anche voi bisogno di appartenere a un luogo? a della gente?
Il prossimo appuntamento con la rubrica ‘Paese che vai, artigiano che trovi’ uscirà il terzo giovedì di marzo.
Ecco i miei indirizzi relativi a questo post.
B&B Dormì e Disnà
Via Ruis, 15, 32012
Tel. 340 104 3882
L’Insonnia
Via Canale 7
Tel. 0437 787243
La Tana de L’Ors
via Roma 28
Tel. 0437 794097
Villa Chele
via della Fusinela 2
Tel. 0437 78585
12 Commenti
Grazie Benedetta è bello sentire come una giornata a Fornesighe ti abbia regalato tante emozioni! Sono d’accordo con te che è un posto magico … e la magia nelle manifestazioni organizzate dal Piodech Zoldan è davvero tanta, sotto tanti punti di vista … non ultimo quello di viverci tra questi tabià 🙂
ti aspettiamo per le emozioni di “Fornesighe in musica”ad Agosto
Grazie ancora!
è una gioia parlare del mio paese (Zoldo in genere).
ciao Benedetta
Che bello, Benedetta
É bello anche che tu mi segua, grazie!
ciao ringrazio per le belle parole scrivo a nome del Piodech
I signori del bar vorrebbero ringraziare ma non sappiamo chi tu sia grazie
Grazie a voi, che ogni anno vi impegnate con dedizione!
La signora Clara del bar mi conosce, sono Benedetta Costantin (figlia di Franco) di Astragal
e sono moglie di Pier Traiber.
Ti ho scoperta ieri e continuo a leggere i tuoi post. Abbiamo molte cose in comune..la passione per l’ artigianato, per le belle scarpe
mi fa tanto piacere,
ciao Luana.
Parole che arrivano al cuore…foto bellissime mi sembra di essere li’…
Grazie Mari!
“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”; il tuo articolo mi ha riportato direttamente alla celebre affermazione di Pavese in “La luna e I falo´ ” .
Hai ragione , il mondo è diventato troppo complesso e la realta´ troppo temporanea, instabile e senza memoria per riuscire a farla completamente nostra o anche solo per farne sintesi; il paese aiuta a ritrovare se stessi, a riappacificarsi col mondo, senza chiederti nulla in cambio.
Complimenti per il sito, veramente ben fatto, buon lavoro e a presto
grazie Lorenzo, il tuo commento mi fa riflettere ulteriormente.