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La RAR e i coniugi Eames, che bella storia

Ti piacciono le storie? Io le adoro da sempre. Da quando ero bambina e mi piacciono tutt’ora, le storie, ne leggiamo a quintali io e Nicolò che almeno in questo mi assomiglia un poco. Amo anche le storie degli oggetti, quelli che ho raccolto nel tempo qui in casa. Perché ho sempre la curiosità di sapere da dove provengono, chi li ha fatti, se hanno avuto successo sul mercato o sono caduti nell’oblio… Alcuni raccontano davvero la storia di un’epoca e riescono ad attraversare il tempo come la Eames Plastic Armchair RAR, sedia progettata nel 1950. Non posso credere che abbia già 66 anni! Portati benissimo, peraltro. L’ho comprata qualche anno fa e oggi ti vorrei raccontare la sua storia.

Ho deciso di acquistare la RAR per il quarantesimo compleanno di mio marito: volevo avesse un oggetto duraturo {come il nostro amore, spero} e la RAR mi è sembrata un regalo quantomai azzeccato per lui che di mestiere fa il progettista.

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Ha apprezzato e il suo regalo è diventato anche un po’ il mio 😉 Perché amo il design, amo mescolare gli stili, i generi: design, vintage, artigianato, pezzi da rigattiere assieme a pezzi contemporanei. A volte mi chiedo quale sia il mio di stile e forse, mi viene da rispondermi, che non ne ho uno che mi rappresenta completamente, perché la mia anima vagabonda me li fa amare tutti in un gioco di contaminazione {e libertà} senza sosta.

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Non è di me, però, che voglio parlare ma di quella coppia straordinaria che ideò la RAR, Charles e Ray Eames. Nella speranza ti appassioni.

La storia di Charles e Ray Eames e la RAR
Un uomo e una donna legati dalla passione  per il design, come se l’amore si risolvesse qui. Come se la vita di coppia ruotasse intorno all’idea che il design sia una sintesi tra arte, artigianato e industria e la loro missione la creazione di oggetti funzionali ma allo stesso tempo di elevato valore estetico per la nuova società di massa. 

Il concetto è innovativo, fino ad allora la produzione in serie non aveva fatto ancora capolino nell’industria. Ce la faranno Charles e Ray, grazie alla loro unione e al loro senso di democrazia. Tutti hanno diritto di fruire del design. Un po’ come propone, oggi, Ikea ma con canoni qualitativi ben diversi.

Lo studio ‘Eames’ nasce dall’unione di Charles e Ray, sposi nel 1941, e forse riassume anche il loro matrimonio. Da non intendersi nel senso comune del termine, perché Charles e Ray sono stati più che una coppia.

Pionieri del design organico – caratterizzato da linee fluide e morbide e da un disegno e una progettazione collettiva, in sintonia con l’ambiente circostante – i due creativi americani, lui del Missouri, lei californiana, hanno forse più di chiunque altro radicalmente cambiato il modo di percepire il design moderno da parte del pubblico. Estetica e funzionalità come caratteristica fondamentale di oggetti che entrano a far parte della vita quotidiana di ciascuno.

Un concetto che personalmente ho fatto totalmente mio da parecchio tempo. Cercare oggetti funzionali che siano anche belli, circondarmene, è la mia piccola missione “educando al bello” – come diceva il mio professore di Estetica all’Università, anche mio figlio Nicolò che sulla RAR si dondola assieme al cuginetto di due anni.

 

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Tornando agli Eames… la storia, a dirla tutta, non fu delle più rosee: quando Charles incontrò la sua futura dolce metà era già sposato da un pezzo. L’amore, però, si sa, ieri come oggi, cieco e senza età, convinse il giovane aspirante architetto ad abbandonare moglie e figlia per l’affascinante pittrice Ray, con cui condivideva progetti avanguardistici per il futuro, entusiasmo da vendere, estro e genialità. Da allora il sodalizio tra i due non ebbe mai fine. Insieme, oltre ad aprire uno studio di architettura e design, gli Eames si occuparono di fotografia, pittura, arti grafiche e tessili e della realizzazione di alcuni film.

La vera svolta che segnò e sancì il successo e l’immortalità dello straordinario duo avvenne, però, qualche tempo più avanti. Era il 1940 quando il MOMA – Museum Of Modern Art – di New York lanciò il concorso “Organic Design in Home Furnishing”. Charles, con l’amico finlandese Eero Saarinen, anch’egli designer passato alla storia, reinventò l’idea di sedia e presentò alla commissione il proprio progetto.

Economica e modellata sulle forme del corpo umano, la seduta “Organic Chair” vinse il primo premio, ma incassò, contemporaneamente, il primo fallimento: la sedia, infatti, non poteva essere fabbricata.

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L’idea, il concetto precedeva l’industria, il fare: all’epoca non esistevano mezzi per modellare i fogli di compensato, con cui, come avevano pensato i due designers, avrebbe dovuto essere realizzata. Ma poco importò della sconfitta: la vittoria dei due sancì, infatti, l’inizio del successo di Charles e Ray. E, ovviamente, del loro inconfondibile design.

Dal legno della LCW del 1946 – una seduta molto bassa, in fogli di compensato pressati e rivestiti, secondo i gusti dell’acquirente, con vari materiali – la poliedrica coppia approdò alla plastica. E fu subito amore.

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La loro fu un’incessante ricerca dei materiali. Una dopo l’altra nacquero La Chaise, poltrona in fiberglass ispirata ad un’opera di Gaston LaChaise – “Reclining nude” – che si aggiudicò il secondo posto all’”International competition for low-cost forniture design” indetto dal MOMA e  DSR – Dining Sidechair Rod – elegante sedia monoscocca con base cromata, reinterpretata in una miriade di varianti: DAR, con braccioli, RAR, con base a dondolo, DAW, con base in legno.

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Ecco da dove nasce la RAR, dalla scoperta della plastica – materiale estremamente duttile e performante che poteva permettere ai due designer di materializzare le loro idee creative.

Dell’affiatato duo, Charles era la mente, Ray la mano: alla progettazione lui, al colore ed alle texture lei. Pragmatismo e poesia. Un individuo solo con due compiti separati e precisi. Utilizzando materiali innovativi ed ispirandosi ai nuovi processi produttivi, gli Eames credevano nell’importanza delle relazioni tra i singoli elementi e gli ambienti circostanti e manifestarono la loro convinzione in ogni creazione.

Cavalcando l’onda del successo di Charles e Ray, furono molte le aziende di grido del tempo che si affidarono loro per commesse e campagne promozionali.

Oltre alle storiche sedute, i coniugi Eames si dedicarono anche al disegno di giochi per bambini. Eames Plywood Elephant, un piccolo pachiderma in legno d’acero mai entrato in produzione (nel 2007 VITRA, storica azienda di design che oggi produce buona parte delle creazioni dei due americani, ne ha lanciati in commercio alcuni pezzi in edizione limitata), riassume in sé la politica della coppia: semplicità, rigore, creatività, equilibrio. Un mix di forme essenziali ma espressive, ispirate al mondo naturale.

Charles morì nel 1978. Dieci anni dopo, con la scomparsa di Ray, lo studio Eames chiuse per sempre i battenti.

“Do more with less” era il motto di Charles, che mai si stancava di ripeterlo alle telecamere che lo intervistavano. Il loro nome, oggi sui migliori pezzi di arredamento, riecheggia tra quelli più influenti della storia del design. Due signori, un po’ matti e un po’ artisti, che con passione e creatività riscoprirono la bellezza della semplicità delle forme.

La convinzione degli Eames di creare un design funzionale ed estetico fruibile da un largo pubblico è stata presa in prestito anche da Ikea. Esiste, però, una grande differenza di fondo: il colosso svedese produce per lo più nei cosiddetti “paesi in via di sviluppo” che, diciamolo chiaramente, altro non sono che paesi poveri. Produce a basso costo con scarso controllo sulla qualità del lavoratore, dell’ambiente e dell’oggetto. Io stessa apprezzo Ikea per altri aspetti {anche se da un po’ di tempo ho limitato gli acquisti} ma sono convinta che sia bene essere consumatori consapevoli: acquistare un determinato prodotto ha delle conseguenze sociali e ambientali.

Il design degli Eames è prodotto da Vitra, azienda storica tedesca che poi fu trasferita in Svizzera: la produzione avviene in Europa, con controlli severi sulle sostanze chimiche che vengono impiegate, con il rispetto dei diritti dei lavoratori.
Ecco dove sta la grande differenza e anche la grande responsabilità del design.

 Immagini:
 Artigianamente-blog.it, Vitra, Herman MillerAt{mine}
La RAR e i coniugi Eames, che bella storia ultima modifica: 2016-03-22T08:26:26+01:00 da Benedetta

2 Commenti

  • Rispondi mariannac 06/04/2016 a 21:55

    Che bella storia!

    • Rispondi Benedetta 07/04/2016 a 08:36

      …anche secondo me: Amore&Design!

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