PAESE CHE VAI ARTIGIANO CHE TROVI

Cous cous, mare blu e sabbia bianca. Sicilia – appunti di viaggio

Quanta Sicilia ho ancora negli occhi in questi giorni di sole.
Il ricordo del mare e della terra ondulata, quella di lievi colline tappezzate di colori dove brucano in ordine sparso pecore inconsapevoli.

E’ tutta negli occhi e nel cuore quella Sicilia che ho visto due anni fa, con Nicolò e il mio compagno di esistenza.

Il mare limpido e la spiaggia bianca. Il candore dei grani a contrasto con il verde delle palme e degli alberi che si stagliano a ridosso come una cornice che appartiene a un altro quadro.

La Sicilia è una terra variegata, non ti stanca mai. Gli odori e i profumi di natura, di pesce fresco e rosmarino, di origano e buon vino sono inebrianti.

Abbiamo visto colline, campi di grano e pascoli liberi, visto paesi di pietra, mare verde e mare blu. Respirato la grandezza di antiche civiltà.

Eccoli gli stretti sentieri che serpeggiano nella macchia mediterranea. E’ la riserva dello Zingaro, ettari e ettari di natura incontaminata a picco su un mare splendente mentre a ridosso scorgi le montagne dove vivono i rapaci. L’aquila e la poiana.

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Qui puoi andarci solo a piedi, per non disturbare gli uccelli che nidificano. Siamo scesi fino al mare – blu verde azzurro, mille sfumature che si susseguono instancabilmente – con Nicolò mano nella mano. Fino alla spiaggia di ciottoli bianchi che le onde fanno rotolare sul bagnasciuga.

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Baie e anse da scoprire lungo sette, indimenticabili, chilometri di costa.
E’ difficile descrivere la meraviglia che ti pervade mentre la attraversi.
Solo un bambino, con il suo candore, lo saprebbe fare.

Qui la gente non parla, sussurra parole lievi trasportate dal vento che poi si perdono nel mare blu. Perché il silenzio è segno di rispetto nei confronti di un luogo pulito, incantevole.

In Sicilia abbiamo goduto delle giornate più lunghe dell’anno, giugno è un mese generoso. I primi tre giorni siamo stati ospiti nel B&B Profumo di Salsedine di Marco, dove l’accoglienza è stata calda e avvolgente. Dopodiché ci siamo trasferiti nell’appartamentino del Cortile dell’Ambra. Nel centro di  San Vito Lo Capo.

Una cucina con mini living, camera e bagno, è tutto quel basta. Viviamo all’aria aperta, abbiamo un tavolo e delle sedie nel cortile del caseggiato bianco. Qui facciamo colazione con le brioches che Pier porta dopo la sua corsa mattutina. Nicolò e io lo aspettiamo desiderosi di affondare i denti in quell’impasto burroso cotto a puntino.  Nel cortile ceniamo, con il tonno rosso appena pescato dai pescatori del paese. La pescheria si trova all’estremo opposto, ci siamo andati a piedi.

Ci siamo fermati al porto. Le barche di legno e le reti, i pescatori partiti per il mare a notte fonda e rientrati all’alba sono indaffarati a districare le reti. Uno di loro lancia a Nicolò una stella marina in regalo. Diventa subito il simbolo del nostro viaggio.

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Assaporiamo il lavorìo lento e continuo dei pescatori mentre inaliamo profumo di salsedine e ci lasciamo accarezzare dall’aria un po’ umida. Arrivano amici, saluti e chiacchiere.
E’ una vita semplice e dura che ha il sapore dell’autenticità.

San Vito è un paese surreale. Questa è l’impressione che mi ha fatto. Geometrico, le strade parallele l’una all’altra e poi le loro perpendicolari. Sempre così. Le case basse, bianche. Mi potrei perdere in ogni istante se non ci fosse il mio caro marito. Lui è la mia bussola.

La sera mangiamo al Crik e Crok. Con Nicolò che assaggia pesce a gogò mentre noi, compiaciuti, lo assecondiamo. Perché è la curiosità gastronomica la apprezziamo. Frittura mista, cous cous, busiate, il pescato del giorno, qui ci fermiamo spesso. Il profumo del cibo siciliano è così fresco e il sapore così deciso. Le papille gustative danzano e volteggiano di gioia in ogni istante. Tra granite al limone, rinfrescanti e dissetanti, e gelato al pistacchio, più pastoso e cremoso.

La vita del paese è tutta un fermento. Ospiti e paesani si mescolano, passeggiamo tutti quanti insieme per le vie parallele e le perpendicoli. Sono felice.

Vedo un negozietto di artigianato dove entro una sera e anche le seguenti. Qui ho conosciuto la straordinaria Angela Tripi, ho acquistato le ceramiche di un architetto palermitano – un certo Filangeri – di cui non ho notizie e vorrei tanto ritrovare. Mi hanno rapita i colori sgargianti delle ceramiche di Susanna De Simone. Le ho acquistate per me, mia mamma e mia sorella.

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Nel frattempo, all’ombra della chiesa, si montano palchi, stand, si sistemano sedie e sai cosa c’é? Il Cous Cous Fest Preview, tre giorni di anteprima del Festival internazionale di settembre. Tre giorni di cibo, di contaminazioni fra culture, tradizioni, luoghi, sapori, etnie. Bellissimo. E noi ci siamo – come dire trovarsi al posto giusto nel momento giusto.

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Degustiamo in strada cous cous senegalese, tunisino, di Trapani mentre gli chef si sfidano, mentre in spiaggia si prende l’aperitivo, si ascolta musica e ci sono i laboratori gastronomici.

Siamo felici. Nonostante i tre giorni di febbre di Nicolò, con qualche mia paura per il pediatra che non c’é. Come in montagna, anche qui arriva un giorno a settimana e fatalità Nicolò sta male nei giorni sbagliati. Come da copione.

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Oh ma la generosità sicula non tarda a mostrarsi. “Sono una mamma, faccio venire la mia amica che è medico così vede il bambino”. Così è. Da due isolati di distanza arriva l’amica e conferma la diagnosi del mio pediatra che nel frattempo ho contattato al telefono. Sono sollevata. Andiamo a mangiare un’insalata di mare e non pensiamoci più.

I giorni riprendono inondati di sole. Viviamo di magliette leggere, vestiti di cotone, sandali e occhiali da sole. Non ci serve altro. La sera, prima di rientrare, con una giacca di jeans addosso ci fermiamo a seguire il torneo di scacchi. Nicolò osserva divertito, a muovere le pedine ci sono dei bambini e lui li segue con lo sguardo.

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Noleggiamo un’utilitaria. Fissiamo la partenza il mattino presto: destinazione Erice. Erice che luogo incantevole, arroccato su un cucuzzolo,  pieno tradizione, cultura, dove la mitologia e la storia si intrecciano fino a confondersi. E’ un paese magico, fatto di sassi grigi, di innumerevoli chiese, salite e discese. Un su e giù di stradine che percorriamo con calma.

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L’ultima tappa è Segesta. La magnificenza del tempio è troppa, rimaniamo in devoto silenzio come si fa dinnanzi a un’entità superiore e respiriamo il profumo di un passato glorioso mentre gli occhi volgono alle colline. L’opera umana e la natura, qui, si eguagliano in bellezza.

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I giorni corrono veloci e arriva il momento di partire. Sono triste.
All’aeroporto di Treviso mi prende lo sconforto, ho voglia di piangere. Piangere tantissimo, ho un groppo in gola. Sarà difficile riprendere il solito ritmo, ne sono più che consapevole. Comincio una mimesi facciale assurda per esorcizzare la mia nostalgia e camuffare le lacrime.

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La verità è che avevo nostalgia della Sicilia.
Nostalgia di giornate di sole e di ritmo lento.

 

I miei indirizzi:

Bed & Breafast Profumo di Salsedine
Via Valenti, 1
San Vito Lo Capo
www.profumodisalsedine.it

Le Case Vacanza Cortile dell’Ambra
Via Antonio Venza, 67
San Vito Lo Capo
www.cortiledellambrasanvito.it

A’ Putia Bazar (artigianato siciliano di alta qualità)
Via Regina Margherita 50
San Vito Lo Capo

Ceramiche Paola Luisa Amico
Via T. Guarrasi, 18
Erice
www.artigianamente.it 

Ristorante Crik Crok
via Nino Bixio 15
San Vito Lo Capo

 

 

Cous cous, mare blu e sabbia bianca. Sicilia – appunti di viaggio ultima modifica: 2015-03-12T08:24:54+01:00 da Benedetta

2 Commenti

  • Rispondi Sabrina 12/03/2015 a 14:18

    Io ci sono stata l’estate scorsa, a Sant’Alessio Siculo, vicino a Taormina.

    • Rispondi Benedetta 13/03/2015 a 08:33

      … corro a guardare. Mi piacerebbe tantissimo girarla tutta, la zona Taormina, Catania deve essere meravigliosa. Quest’anno però abbiamo in mente la Puglia … comunque il Sud, che adoro!

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