C’é chi va, c’é chi resta.
Nel mio paese è arrivato il tempo delle partenze, quelle che detesto.
Legate all’emigrazione che si ripetono ormai da generazioni e quelle che lasciano vuoti affettivi.
Relazioni interrotte, appese al filo di un telefono. Nell’attesa di tornare.
Archivi mensili
Febbraio 2015
Sabato mattino. Il ritmo è più lento del solito.
“Mi vieni a svegliare” è la voce di Nicolò dalla sua cameretta.
“Si, arrivo” gli rispondo mentre entro e lui subito mi incalza chiedendomi “C’é asilo? c’è lavoro? e hockey?”.
“Oggi nulla, ci siamo ‘solo’ noi”.
Gli dico buongiorno come tutte le mattine e lo bacio mille volte fra altrettante proteste.
Oggi c’é tutto l’amore del mondo per noi, quello che sappiamo donarci nella quotidianità.
Mi sto riappacificando. Con i miei luoghi e con la mia gente perché ho bisogno di appartenenza.
E’ un lavoro dell’anima per riappropriarmi delle mie origini, perdute per lungo tempo.
Il mio paese, povero, inconsapevolmente bellissimo, e la mia gente, vera e sincera.
Con i suoi pregi e i suoi difetti.